Modena, 25 maggio 2007
Auditorium Chiesa di San Carlo

ENZO BIANCHI
Priore della comunità monastica di Bose

CRISTIANI NELLA SOCIETA': IL VALORE DELL'UGUAGLIANZA

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Nel novembre 2005, dando vita alla Fondazione per gli studi sociali intitolata ad Ermanno Gorrrieri, ci siamo dati l’impegno, formalizzandolo anche nello Statuto, di realizzare annualmente un incontro, che abbiamo denominato Lettura annuale Ermanno Gorrieri, per fare pubblicamente memoria di lui, della sua esemplare figura di uomo, di politico e di studioso, e per ricordare l’importanza e l’originalità delle sue ricerche e delle sue proposte, nel campo soprattutto delle politiche sociali. 

Un incontro non rituale e non celebrativo, ché altrimenti Ermanno non ce lo perdonerebbe, bensì di riflessione collettiva, sotto la guida di un relatore autorevole e in forma quasi di lezione, sui temi dell’uguaglianza, dell’equità e della giustizia sociale, cui Gorrieri dedicò, in forme e modi molteplici, l’impegno rigoroso, coerente e infaticabile dell’intera sua vita.
Dedicammo la lettura 2006, tenuta da Giuliano Amato, a Il valore dell’eguaglianza. Ritorniamo sul valore dell’uguaglianza, pur da una diversa angolazione, anche quest’anno, con la riflessione proposta dal priore della comunità monastica di Bose, Enzo Bianchi.
Perché insistere sull’uguaglianza ? Non aveva già rilevato proprio Gorrieri, con lucidità pari all’amarezza, fin dal 1999, così intitolando la lezione tenuta all’università di Trento, all’atto del conferimento della laurea ad honorem in sociologia, che non solo il valore o principio di uguaglianza, ma anche la parola stessa è oggi «in disuso» ?
Si potrebbe rispondere che quel valore e quella parola sono state indefettibile criterio di riferimento dell’opera e dell’insegnamento di Gorrieri, sicché, se ci ritroviamo per fare memoria di lui, è il tema delle disuguaglianze esistenti e da contrastare, e dell’uguaglianza da promuovere, che inevitabilmente determina l’orizzonte del nostro incontro e della nostra riflessione. Con l’avvertenza che Gorrieri, com’è noto, non è mai stato un egualitarista utopico o ideologico, tanto da denunciare - con le parole di don Lorenzo Milano, poste a titolo dell’ultimo saggio del 2002 - la radicale ingiustizia del «fare parte uguali fra disuguali». Stando al suo approccio e al suo linguaggio, il monito di Gorrieri è a conoscere e a rimuovere le tante disuguaglianze «eccessive e ingiuste», che attraversano e connotano in modo crescente il nostro mondo e le nostre società, per realizzare un’uguaglianza ragionevole, intesa nel senso di un’«adeguata partecipazione di tutti ai molteplici beni che sono patrimonio della società».
Non credo occorrano molte parole per attestare l’attualità e l’importanza di questo monito, ben al di là del ricordo dovuto a Gorrieri. E’ di questi giorni la pubblicazione dell’annuale Rapporto dell’Istat, con la fotografia di un’Italia che si conferma, alla luce di tutti gli indicatori, come uno tra i paesi più disuguali del mondo sviluppato, seconda solo agli Stati Uniti e all’Inghilterra, con oltre due milioni e mezzo di famiglie, per un totale di sette milioni e mezzo di persone, al di sotto della soglia di povertà relativa; con un bambino su tre in condizioni di povertà relativa, vittima della forma più ingiusta e inaccettabile della disuguaglianza, perché dovuta all’origine familiare e sovente irreparabile nel corso della vita; con il 20% delle famiglie  italiane più disagiate che si deve accontentare di meno dell’8 per cento del reddito nazionale, mentre il 20% più ricco se ne appropria per quasi il 40%, cioè una quota cinque volte maggiore.



Come Gorrieri ha instancabilmente documentato e sostenuto, «la povertà economica, sia relativa che assoluta (…), altro non è che l’aspetto più grave e intollerabile di un fenomeno più generale: la disuguaglianza». Pertanto, la povertà la si contrasta non con le c.d. «politiche contro la povertà», care al «capitalismo compassionevole» oggi di moda, ma con concrete politiche intese a rimuovere le cause delle disuguaglianze «eccessive e ingiuste». Il problema - sono ancora Presidenzaparole di Gorrieri - non è «assistere», ma «redistribuire». Vale a dire realizzare, attraverso le politiche fiscali, sociali, previdenziali, del lavoro, dell’istruzione, della salute, dell’ambiente e della casa,  un’equa e universalistica partecipazione ai beni materiali e immateriali di cui la società dispone, togliendo ove occorra qualcosa a chi più ha affinché tutti siano nelle condizioni di vivere un’esistenza dignitosa e di esercitare pienamente i diritti di libertà e di partecipazione politica.
D’altra parte, è possibile riconoscere e valorizzare - com’è richiesto dalla struttura pluralista delle nostre società - le differenze di genere, di razza, di cultura, di religione, di costumi e di valori, le differenti e molteplici appartenenze e identità,  l’autonomia delle scelte di vita individuali, senza porre al centro il tema di un comune e paritario statuto di cittadinanza ?  di un comune e paritario godimento dei diritti di cittadinanza sociale e, insieme, dei doveri di solidarietà sociale ?   E’ possibile, ancora, immaginare la laicità come «spazio etico» - secondo la suggestiva indicazione di un recente saggio di Enzo Bianchi (La differenza cristiana, Einaudi, Torino, 2006) - senza radicarla in una cultura e in una pratica forti del valore dell’uguaglianza ?
Sono questi i motivi per cui la Fondazione dedicata ad Ermanno Gorrieri continuerà a proporre, anno dopo anno, di ritrovarci - nel suo ricordo - per riflettere e ragionare del valore dell’uguaglianza, sullo sfondo delle disuguaglianze esistenti e crescenti, quanto spesso dimenticate, su scala mondiale, in un pianeta globalizzato anche nelle disuguaglianze, e su scala nazionale, in paesi pur ricchi e altamente sviluppati come il nostro.
PlateaLa riflessione affidata a Enzo Bianchi verte sul valore dell’uguaglianza nella prospettiva specifica dei cristiani nella società. Un’angolazione scelta, non sull’onda  del c.d. «ritorno del religioso» nel discorso pubblico, bensì in continuità con la lettura dello scorso anno, in cui Giuliano Amato ricordava - cito dalla sua lezione - lo «straordinario squarcio eversivo» rappresentato dalla predicazione egualitaria del primo cristianesimo.
Chiederci se per i cristiani, nella società di oggi, l’uguaglianza sia ancora un valore - e in che senso e con quali effetti - è interrogativo che ci è parso andare di per sé ben oltre la cerchia dei credenti in Cristo, in quanto suscettibile di aprirsi a tutti, credenti e non credenti, in un comune impegno di ricerca, di comprensione e di ascolto.



Enzo Bianchi, fondatore della comunità monastica di Bose - nata l’8 dicembre 1965, giorno della chiusura del Concilio Vaticano II, dalla sua personale scelta di vita monastica - ha dedicato negli ultimi anni saggi densissimi e profetici al tema dei cristiani nella società. Chi di noi ha avuto la fortuna di frequentare Bose sentirà nelle sue parole l’eco della sapienza e della testimonianza dei fratelli e delle sorelle della comunità, dove, nel solco della tradizione monastica, la preghiera, lo studio della Scrittura, il lavoro, l’accoglienza e l’ascolto sono vissuto quotidiano, esperienza percepibile, concreta ed autentica del «lieto annuncio».